di Giuseppe Francesco Sportelli
La non lavorazione (No Tillage, NT) migliora negli anni le caratteristiche strutturali del suolo, con una riduzione significativa del grado di compattamento. Le migliori caratteristiche strutturali del suolo non lavorato garantiscono, grazie anche ai residui colturali lasciati in superficie, un suo maggiore contenuto idrico rispetto al suolo sottoposto a minima lavorazione (Minimum Tillage, MT), aspetto molto importante nel periodo critico per le colture invernali (aprile-maggio). La produttività del frumento duro in semina diretta e su suolo con residui in superficie (NT) non risulta inferiore a quella del frumento duro seminato su MT, anzi, in alcune annate più asciutte, risulta superiore. Alla strategia NT si adattano meglio alcune cultivar di frumento duro individuate mediante la sperimentazione di campo.
Sono alcuni dei risultati scaturiti dal progetto “Stratega (Sperimentazione e trasferimento di tecniche innovative di agricoltura conservativa)” finanziato dalla Regione Puglia-Servizio Agricoltura e realizzato dal Crea-Cerealicoltura e Colture Industriali (CI) di Foggia (che ne è capofila, insieme con il Crea-Agricoltura e Ambiente (AA) di Bari) con tre partner: Cia-Agricoltori italiani di Puglia, Associazione italiana produttori amici del suolo (Aipas-NoTill) e La Valle Verde srl, azienda meccanica di Gravina in Puglia (Ba). Un progetto biennale (ottobre 2016-settembre 2018) che si è incastonato nell’attività di ricerca già in corso presso le strutture del Crea.
Percorso agronomico innovativo
I risultati del progetto sono stati illustrati nel corso di un convegno scientifico-tavola rotonda presso il Crea-CI di Foggia, finalizzato a coinvolgere e ascoltare imprenditori e tecnici agricoli, consulenti, ricercatori, contoterzisti, funzionari regionali, sui principali problemi dell’agricoltura conservativa, che ha nella non lavorazione del suolo, nei residui colturali lasciati in superficie e nell’avvicendamento colturale i suoi elementi caratterizzanti.
«L’obiettivo generale – ha introdotto Michele Rinaldi, primo ricercatore del Crea-CI e responsabile scientifico del progetto – è stato valorizzare e diffondere presso gli imprenditori agricoli pugliesi un percorso agronomico innovativo di gestione del suolo e dei residui colturali, in grado di coniugare capacità produttiva delle colture cerealicole e aspetti ambientali, al fine di migliorare il reddito aziendale e, nel contempo, salvaguardare la fertilità del suolo. In breve, il progetto ha inteso promuovere l’adozione della agricoltura conservativa, evidenziandone i vantaggi e suggerendo come risolvere eventuali criticità». Gli obiettivi operativi sono invece stati molteplici: la valutazione della risposta produttiva del frumento duro in regime di agricoltura conservativa; la verifica dei suoi effetti sulla fertilità dei suoli e sull’incremento del contenuto di sostanza organica, anche in funzione della gestione dei residui colturali; lo studio dell’evoluzione delle caratteristiche chimico-fisico-idrologiche dei suoli, in funzione del tipo di gestione del suolo e delle colture praticate; il trasferimento agli imprenditori agricoli degli accorgimenti tecnici e agronomici per la gestione conservativa del suolo.
Attività scientifica su cinque direttrici
«L’attività scientifica – ha spiegato Rinaldi – è stata impostata su cinque direttrici: caratterizzazione chimica, fisica e idraulica dei suoli dei quattro siti sperimentali (o campi pilota): Crea di Foggia, Azienda Giglio di Gravina in Puglia, Azienda Zingariello di Candela e Azienda Marcantonio di Roseto Valfortore, ciascuno dei quali aveva appezzamenti adiacenti coltivati in modo tradizionale e in modo conservativo; sperimentazione agronomica di lungo termine sulla gestione dei residui colturali, a Foggia; determinazione delle proprietà idrologiche dei suoli, a Foggia, Gravina in Puglia e Candela; prove di confronto varietale nelle annate 2016-17 e 2017-18 a Foggia e Candela, per individuare le varietà di frumento duro più idonee in regime di agricoltura conservativa; sperimentazione agronomica di lungo termine confrontando i sistemi di coltivazione NT e MT, a Foggia».
L’individuazione precisa delle migliori varietà di frumento duro per l’agricoltura conservativa, distinte per produttività e contenuto proteico, (Tab. 1) è sicuramente uno dei principali risultati ottenuti dal progetto “Stratega”. «Il contenuto idrico del suolo, monitorato in una prova a lungo termine, ha evidenziato, in occasione dei rilievi effettuati, un incremento medio di 2,35 m3m-3 (nello strato 0-40 cm) nel NT rispetto al MT nel quarto e nel quinto anno di sperimentazione. Al quinto anno, il suolo del NT è risultato meno compatto del MT. Le produzioni di frumento duro dei due trattamenti non sono state significativamente differenti, ma, nell’annata climaticamente più asciutta nella fase di botticella-inizio fioritura, la tesi NT è risultata superiore alla MT».
Dopo la conclusione del progetto “Stratega”, sono in corso «altre attività che lo completano – ha informato Rinaldi –. Una è la sperimentazione sulla Seedbank, cioè la determinazione del carico di semi di erbe infestanti presenti nel terreno, distinto per trattamento (NT e MT) e profondità (0-20 e 20-40 cm), attraverso la valutazione di 520 campioni di terreno prelevati e posti in serra in vaschette in polietilene, per individuare il numero e il tipo di erbe infestanti germinate. Un’altra è lo studio dell’effetto di alcune leguminose sugli aspetti quanti-qualitativi del frumento duro in successione; abbiamo messo a confronto, oltre al maggese nudo, quattro leguminose, veccia, pisello, favino e cece, la cui destinazione è sia la raccolta a maturità sia la trinciatura (in NT) e l’interramento (in MT) in fase di fioritura».
La gestione dei residui colturali
La corretta gestione dei residui colturali del frumento duro è di fondamentale importanza per il mantenimento della fertilità del suolo soprattutto in contesti caratterizzati dal clima mediterraneo (con alta ossidazione della sostanza organica) e dalla mancanza di apporti organici di altra natura, ha sottolineato Domenico Ventrella, ricercatore del Crea-AA di Bari, riportando i risultati di tre sperimentazioni, due in atto e una conclusa, a Foggia, su più opzioni poste a confronto con differenti modalità di lavorazione del suolo (Tab. 2).
«L’asportazione dei residui colturali senza successiva restituzione e la bruciatura determinano, nel lungo periodo, una significativa riduzione del carbonio e quindi della fertilità. Invece le altre opzioni consentono il mantenimento o un piccolo incremento della fertilità. La pacciamatura realizzata con l’agricoltura conservativa è risultata l’opzione più interessante».
Un suolo indisturbato è meno soggetto a erosione
Riportando i risultati relativi alla conducibilità idraulica del suolo misurata su un suolo da lungo tempo indisturbato e su uno recentemente lavorato, Mirko Castellini, ricercatore del Crea-AA di Bari, ha sostenuto che «il suolo recentemente lavorato ha evidenziato un maggiore sigillamento superficiale (soil sealing) a opera di piogge intense simulate e una maggiore riduzione della conducibilità idraulica alla saturazione: ciò può avere implicazioni dirette a carico dei fenomeni di erosione superficiale dei suoli agrari in pendenza. Invece il suolo indisturbato è risultato potenzialmente meno vulnerabile e la presenza di una copertura vegetale del suolo, con i residui colturali, può incrementare tale protezione, garantendo anche un minore compattamento».
Grano duro sostenibile e Life Cycle Assessment
La valutazione del ciclo di vita o Life Cycle Assessment (LCA) è una metodologia di analisi che valuta l’insieme di interazioni che un processo produttivo ha con l’ambiente. Giuseppe De Mastro, docente dell’Università di Bari, e il suo gruppo di lavoro hanno evidenziato, attraverso lo studio dell’LCA del sistema di produzione del grano duro in ambienti meridionali, che l’impatto ambientale è stato contenuto in modo significativo adeguando le tecniche colturali. «Il ricorso a pratiche di agricoltura conservativa (NT) ha comportato risultati più favorevoli in termini di produttività del grano e dell’impatto totale associato al ciclo di vita del chilogrammo di grano prodotto, riducendo l’emissione dei gas serra (GHGs) del 78%».
Altrettanto interessante è l’analisi del consumo di energia che confronta 12 scenari di gestione agronomica del grano duro coltivato al Sud Italia. «I risultati di questo studio mostrano che le strategie per una produzione di grano più efficiente dal punto di vista energetico possono concentrarsi sulla riduzione dei fertilizzanti azotati, attraverso l’introduzione delle leguminose, e sulla riduzione del consumo di carburante, adottando pratiche conservative di gestione del suolo. In tal modo il consumo energetico richiesto per produrre 1 kg di grano è stato dimezzato rispetto all’utilizzo di pratiche colturali convenzionali ed è pari a 1,8 MJ kg-1, consentendo di migliorare la sostenibilità ambientale ed economica della coltivazione del grano duro».
Modi d’uso del glifosate e alternative valide
Quali sono i corretti modi d’uso del glifosate? Esistono alternative per il controllo pre-semina delle infestanti? Quali avvicendamenti colturali sono adottabili in agricoltura conservativa? A queste domande docenti, ricercatori, agricoltori e contoterzisti hanno cercato di fornire risposte nel corso della tavola rotonda. Il professor De Mastro ha premesso che «il glifosate non va demonizzato, ma usato in modo corretto: è necessario utilizzare dosi appropriate, per non favorire l’insorgenza di resistenze tra le infestanti. Riguardo all’uso di prodotti chimici di derivazione naturale, come l’acido perlagonico, i risultati sperimentali sono ancora parziali e non pienamente soddisfacenti. Inoltre, occorre mettere in atto tutte le tecniche agronomiche utili per ridurre il carico di infestanti: avvicendamenti, cover-crop, colture con proprietà allelopatiche, seme e attrezzi puliti, prevenzione della disseminazione».
Per contrastare e contenere lo sviluppo delle erbe infestanti è utile fare ricorso all’avvicendamento colturale e all’uso delle cover-crop, dove le condizioni climatiche le rendono realizzabili, ha sostenuto Franchino Zannella, agricoltore di Candela (Fg). «La semina delle cover-crop, possibilmente nello stesso giorno della mietitrebbiatura del frumento duro, per sfruttare l’umidità residua del suolo, e l’uso del roller-crimper per abbattere le cover-crop possono ridurre l’impiego dei disseccanti totali, come il glifosate, prima della semina su sodo». E Giovanni Zingariello, agricoltore e contoterzista di Candela, ha riferito di «aver fatto analizzare da un laboratorio accreditato sia la granella di frumento duro sia la pasta successivamente prodotta e, in entrambi i casi, non sono state trovate tracce di glifosate, pur gestendo da sei anni i terreni in regime di agricoltura conservativa e usando annualmente il disseccante».