di Laura Saggio
«Senza innovazione tecnologica non c’è agricoltura». Ad affermarlo è Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, durante il convegno “Tecnologie e strumenti a supporto dell’agricoltura: scienza e ragione alla base di ogni decisione” organizzato (a Roma il 26 settembre) da Confagricoltura, Federchimica-Agrofarma e Compag. L’obiettivo dell’incontro: condividere concrete testimonianze sull’importanza dell’innovazione e della ricerca in agricoltura (a pochi giorni dall’avvio delle discussioni a Bruxelles sulla conferma o meno dell’utilizzo per altri 10 anni del glifosate).
No alle guerre ideologiche
«La diminuzione del suolo agricolo – sottolinea Giansanti – e l’aumento demografico rendono il settore primario sempre più strategico. Ma lo sviluppo tecnologico delle aziende deve avvenire con una forte propensione alla sostenibilità e, a conferma, si individua il bisogno di realizzare in concreto il concetto di agricoltura “smart”, intelligente, che sia allo stesso tempo sostenibile sotto il profilo economico, ambientale e climatico. In quest’ottica è essenziale l’agricoltura di precisione». Sul glifosate Giansanti ha ribadito che non esiste una concreta alternativa a questo prodotto: «Non dobbiamo fare l’errore di cadere in insensate battaglie ideologiche ed economiche, ma affidarci alle valutazioni dell’Efsa dell’Echa che hanno stabilito che non esistono prove scientifiche per classificare il glifosate come cancerogeno o interferente endocrino».
Un precedente pericoloso
Sull’indispensabilità della chimica in agricoltura Alberto Ancora, presidente di Agrofarma, sottolinea che «il comparto degli agrofarmaci è caratterizzato da una forte vocazione alla ricerca e sviluppo. Le imprese investono in tale ambito, in media, il 6% del loro fatturato: oltre 50 milioni di euro l’anno, per portare nuove molecole sostenibili nel mercato al fine di garantire prodotti estremamente sicuri per la salute e l’ambiente». Ma secondo Ancora, le istituzioni dovrebbero garantire delle certezze normative alle aziende, altrimenti gli investimenti tecnologici vengono scoraggiati dai costi troppo alti. E riguardo al glifosate Ancora spiegato che «deve essere difeso il principio del rigore scientifico, non devono prevalere le ideologie e l’emotività, altrimenti si potrebbe aprire un precedente pericoloso: qualsiasi altro prodotto futuro, diverso o sostitutivo al glifosate, potrebbe essere trattato nello stesso modo».
Quanto cosa farne senza?
Sull’importanza di fornire nuovi impulsi e supporto per ottimizzare specialmente le tecniche di produzione integrata è forte anche la testimonianza di Fabio Manara, presidente di Compag, l’associazione delle rivendite di mezzi tecnici in agricoltura. «Abbiamo tolto negli ultimi 20 anni dal mercato un corposo numero di sostanze attive utilizzabili ritenute pericolose per l’uomo e per l’ambiente, passando da 1.000 a 300 molecole utilizzate sicure e questo è stato possibile solo grazie all’ausilio tecnologico. Questo è un tema tecnico e non politico e tale deve rimanere. Non si possono, su basi non scientifiche, impoverire le armi di difesa a disposizione degli agricoltori, se non vogliamo fare strada a pratiche molto più pericolose». Manara lancia poi provocatoriamente un interrogativo sul glifosate: «Quanto costa produrre senza glifosate? E questi costi, aggiuntivi ed eventuali, chi li ammortizza? Noi siamo a contatto con gli agricoltori e non hanno risorse. Senza glifosate dovranno spendere di più per produrre ma non guadagneranno di più. Se continuano a toglierci i mezzi, questo Made in Italy con che cosa lo facciamo?».
Tossicologia, no a classificazioni “fai da te”
Tra gli ospiti intervenuti nella giornata vi sono stati esponenti delle istituzioni, del mondo della ricerca e dell’agroindustria. Le relazioni scientifiche sono state tenute dai docenti Angelo Moretto (dipartimento di scienze biomediche e cliniche università degli studi di Milano), Andrea Sonnino (dirigente di ricerca Enea) e Michele Pisante (Ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee università degli studi di Teramo).
Secondo Moretto le classificazioni tossicologiche improvvisate causano una distorta percezione da parte dell’opinione pubblica e anche di taluni addetti ai lavori. I prodotti fitosanitari sono molto studiati, spiega Moretto, e l’autorizzazione all’uso è basata su una valutazione preliminare molto estesa. «Purtroppo c’è confusione fra pericolo e rischio, che altera la percezione e porta a decisioni incongruenti. In Italia, inoltre, esiste un problema strutturale per la gestione coerente ed efficiente dei prodotti fitosanitari».
Sonnino, dopo aver messo l’accento sui cambiamenti climatici, sociali e agricoli globali, ribadisce che l’unica arma possibile per contrastarli è l’innovazione tecnologica, organizzativa, gestionale e sociale.
La rivoluzione della precisione e i benefici della conservativa
Nel suo apprezzato intervento Michele Pisante testimonia quanto di positivo la rivoluzione dell’agricoltura di precisione può portare al sistema agricolo. «L’adozione di Sistemi Globali di Navigazione Satellitare (GNSS), uniti a Sistemi Informativi Geografici (GIS) e a remote & ground sensing, consentono di sviluppare un’agricoltura avanzata e differenziata, ovvero sito-specifica sulla base dell’analisi e gestione efficiente della variabilità spaziale». Ma l’Italia è pronta per l’agricoltura di precisione? «Serve una evoluzione delle competenze verso il digitale. Siamo in ritardo, la ricerca va avanti, occorre investire sulla formazione». Il Professore non trascura i benefici dell’agricoltura conservativa: «i benefici della semina su sodo e delle pratiche di minima lavorazione, soffrirebbero dell’eventuale eliminazione di glifosate, strumento essenziale per rendere queste tecnologie attuabili».
L’evento è stato concluso da una tavola rotonda moderata da Josephine Alessio di RaiNews, alla quale hanno partecipato i presidenti delle tre associazioni coinvolte insieme ad esponenti politici, tra cui il presidente della Commissione Agricoltura del Senato Roberto Formigoni, il vicepresidente dell’analoga Commissione della Camera Massimo Fiorio e il membro della Commissione della Camera Istruzione, Scienza e Cultura Nunzia De Girolamo, insieme a Carlo Maria Medaglia del ministero dell’Ambiente.
I punti fermi della Fao e del ministero della Salute
- L’agricoltura e il sistema agroalimentare sono chiamati a rispondere a una sfida globale sempre più incalzante: soddisfare – in modo sostenibile – la domanda di cibo di una popolazione in costante crescita.
- Secondo le ultime stime Fao la produzione agricola mondiale calerebbe del 30% senza interventi di difesa. E quando parliamo di ‘difesa’ parliamo dell’impiego di prodotti fitosanitari, indispensabili per aumentare le rese e migliorare la qualità dei prodotti, e di tecnologia.
- Le nuove tecniche produttive, che si basano sulla produzione integrata, sull’agricoltura di precisione e conservativa, e sulla ricerca di nuovi principi molecolari a livello industriale, hanno prodotto ottimi risultati relativi alla quantità di fitofarmaci utilizzati: -15,8%, pari a 24.410 ton, nel periodo 2004 -2014.
- E anche per quanto riguarda i residui, l’Italia segna (da alcuni anni) trend positivi: solamente l’1% dei campioni non è conforme ai limiti di legge; a fronte dell’1,6% della media europea (Ministero della Salute dati 2015).